CINEM: THE COUNTESS - I TRAILER



Chi è la Contessa che offre il titolo di questo film di prossima uscita?
Discendente di una delle famiglie più antiche d’Ungheria, Erzsébet Báthory nacque nel 1560. Nel 1571, all’età di undici anni, venne fidanzata a Ferenc Nadásdy. Con il loro matrimonio, celebrato l’8 maggio 1575, i due rampolli riunirono due dinastie potenti e di antichissimo lignaggio. Nel lungo elenco dei regali di nozze, oltre a numerosi forzieri ricolmi di gioielli, figura anche un castello con diciassette villaggi. Il maniero in questione è proprio il castello di Cachtice, quello che passerà alla storia come il tetro sfondo dei terribili fatti sanguinari di cui verrà accusata Erzsébet.
Durante i lunghi periodi di assenza del marito, prode generale ricordato come il “Bey Nero” che amava danzare con i cadaveri dei suoi nemici, Erzsébet dovette occuparsi dell’amministrazione dei suoi feudi. Una condizione, questa, poco invidiabile per una donna ungherese del XVI secolo: invidie, malumori e la difficoltà ad accettare ordini da una donna fecero sì che diventasse, per i suoi vassalli, una sorta di “strega” da evitare. Questa condizione venne ad aggravarsi ulteriormente nel 1604, con l’improvvisa morte del marito. Rimasta sola, Erzsébet si trovò infatti a ereditare tutti i possedimenti della famiglia Nadásdy, vale a dire un decimo dell’intero Regno d’Ungheria!
Ciò provocò l’invidia di molti, tra cui il potentissimo György Thurzó, conte palatino d’Ungheria.
Qui comincia il mistero. Ritiratasi presso l’isolato castello di Cachtice per sfuggire al controllo dei suoi nemici, Erzsébet si sarebbe abbandonata a pratiche oscure e orrendi riti sanguinari.
Attirando presso il suo castello le giovani figlie delle famiglie aristocratiche più in vista del feudo, la contessa si sarebbe assicurata le vittime per i suoi riti: torture con armi roventi, cinghiate, frustate con lingue di cuoio uncinate di metallo, amputazioni, stupri, orge e bagni in vasche ricolme di sangue.
La notte del 30 dicembre 1610 il conte Thurzó guidò un’incursione al castello di Cachtice. A suo dire, vi trovò “la contessa in persona, accerchiata dalle sue streghe, con le maniche arrotolate, le braccia e il viso completamente lordati di sangue”. Questa testimonianza, aggiunta a quelle raccolte presso gli abitanti dei paesi vicini, costò alla Báthory la condanna definitiva: prigionia a vita. Dopo tre anni passati in completa solitudine, Erzsébet morì il 25 agosto 1614. La sua enorme eredità fu spartita tra il figlio Pál e quei numerosi principi ungheresi, Thurzó in testa, che la accusarono di stregoneria davanti al mondo intero.
Oggi si discute molto sulla figura di Erzsébet Báthory. Qualcuno crede che le accuse rivoltele siano effettivamente dotate di fondamento: che fine fecero le ragazze inviate a suo servizio e mai tornate a casa? Come mai sotto le mura dei suoi castelli vennero ritrovate decine di fosse comuni ricolme di scheletri umani? Altri ritengono invece che si trattò solo di una squallida congiura politica capeggiata da György Thurzó: basterebbe infatti leggere gli atti del processo, riportanti testimonianze estorte con la tortura, e le lettere della contessa stessa, per capire come si svolsero veramente i fatti.
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